Il trenino della Fap |
Costruite a partire dalla seconda metà dell’‘800 sono per lo più abbandonate a se stesse, dismesse trascurate e poco o nulla riconvertite e utilizzate.
Un grande patrimonio storico, culturale, paesaggistico, che aspetta di essere valorizzato ed una potenziale risorsa turistica ed economia di zone anch’esse dimenticate.
A queste ormai chiuse si affiancano quelle ancora aperte – ma ancora per quanto? – piccole linee ad un unico binario schiacciate da politiche economiche orientate prevalentemente all’alta velocità, che potrebbero rappresentare, se ben coordinate ed integrate con gli altri mezzi di trasporto pubblici, una valida alternativa alla mobilità inter-regionale.
Ferrovia Porrettana, località Setteponti |
Lo scorso 3 marzo è stata celebrata la giornata nazionale dedicata alle ferrovie dimenticate.
E qual miglior modo di festeggiarla se non quello di dimenticarle.
Dimentichiamo quindi la stazione della Fap di Pracchia e lo stato pietoso in cui versa da anni, tra rimpalli burocratici di competenze degni di Kafka e ormai prossima all’atteso e liberatorio crollo.
Dimentichiamo, perché già demolito, il piccolo casello della fermata del Pozzo Verde sulla traversa Pracchia-Pontepetri.
Dimentichiamo il deposito dei rotabili a Pracchia stritolato dalla vegetazione e dalla totale indifferenza.
Enrico Rossi e Vincenzo Ceccarelli a Pracchia per i 150 anni della Ferrovia Porrettana |
Dimentichiamo il finto interessamento dei politici di turno.
Dimentichiamo le parole dell’assessore alle infrastrutture e trasporti Vincenzo Ceccarelli pronunciate il 14 dicembre 2014, per i 150 anni della Ferrovia Porrettana: “faremo di Pracchia un nodo per l’intermodalità tra ferro e gomma lungo la Porettana che dovrà funzionare meglio e trasportare più viaggiatori rispetto al suo recente passato” (vedi qui).
Dimentichiamo la mozione Baldi-Niccolai votata all’unanimità in consiglio regionale per “implementare i rapporti con la Regione Emilia Romagna al fine di una valorizzazione complessiva della storica tratta ferroviaria, sia per gli adeguamenti infrastrutturali futuri sia per gli aspetti turistico-culturali”.
Dimentichiamo il “treno della neve”, progetto predisposto dalla Regione Toscana e annunciato nel 1987, che doveva collegare Pracchia all’Abetone passando dai principali centri turistici della Montagna Pistoiese.
Dimentichiamo i più recenti progetti di recupero del percorso del “trenino” predisposti gratuitamente da professionisti e chiusi in chissà quale cassetto.
Dimentichiamo che i pochi contributi elargiti a pioggia per iniziative “spot” servono ai politici come occasione per fare “passerella”.
Dimentichiamo... è meglio.
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