sabato 2 febbraio 2019

CALAMECCA, LA FOTO IN PIAZZA

Scatti vissuti come eventi in cui il fotografo costruiva con maestria, gusto e ricerca del particolare, ormai quasi persi, un quadro che oggi assume un grande valore storico e documentale

CALAMECCA. Calamecca inizi del ’900.

È domenica mattina, la gente del paese, vestita a festa di tutto punto, scende alla spicciolata in piazza.

La circostanza lo richiede e tutti hanno tirato fuori dall’armadio il vestito buono, quello delle grandi occasioni.

Le donne e le bambine con vesti e abiti di una bellezza semplice, impreziositi da fiocchi e nastrini, orgogliose, oltre modo, dei variegati e colorati cappellini esibiti con un pizzico di civetteria.

Gli uomini, più sobri, con le giacche di fustagno e con l’immancabile copricapo.

Ad attenderli il fotografo, una sorta di stregone, intento ad armeggiare intorno alla macchina da ripresa.

Studia la luce, sposta il cavalletto alla ricerca dell’inquadratura perfetta, per “sparare” il lampo che chiuderà, tra il giubilo della persone, lo strano rito propiziatorio capace di imprimere nel tempo l’effimera e passeggera esistenza.

Tutto è pronto, solo un flebile brusio, poi le voci si attenuano fino a farsi mute.

La tensione sale tra immancabili e impercettibili spostamenti nel intento di trovare la posa più consona ed avere la sicurezza di essere inquadrati.

Si trattiene il respiro e perfino il canto degli uccellini, forse consci della solennità del momento, cessa.
Non un secondo prima, non un secondo dopo, questo il momento magico, da cogliere senza esitazione, l’attimo irripetibile da fissare sulla lastra fotografica.

Gli scatti di un tempo erano vissuti come eventi in cui il fotografo costruiva con maestria, gusto e ricerca del particolare, ormai quasi persi, un quadro che oggi assume un grande valore storico e documentale.

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