Fu il pievano Gerolamo Magni ad avvistare per primo e
lasciare testimonianza scritta del magnifico passaggio del corpo
celeste che ha segnato la storia dell’astronomia. Un piccolo
primato della Montagna Pistoiese
POPIGLIO. “Sabato 2 novembre 1577 apparì una
stella da le parti di ponente di verno, che nascea sopra la
Castellaccia e tramontava al monte di Lucchio”1, così
il pievano Gerolamo Magni di Popiglio scriveva nel suo diario, dove
annotava meticolosamente i fatti salienti della piccola comunità
della Montagna Pistoiese.
“Si distendeva allungandosi come un pennacchio – prosegue il
pievano – stretto da la stella, poi quanto più di discostava più
larga era a la suddetta similitudine, e venia dal monte di Lucchio
fino a Borrana, guardando da occidente a levante di verno, cioè alla
volta di Roma.”
L’oggetto celeste avvistato dal Magni avrebbe segnato una tappa
fondamentale per l’astronomia, tanto da essere ricordato nei libri
e negli annuari come la “Grande Cometa del 1577”.
Era la cometa che solo il 14 di novembre venne avvistata e lasciò
stupefatto l’astronomo danese Tyco Brahe nel suo osservatorio
dell’isola di Hven nello stretto che divide la Danimarca dalla
Svezia.
Le accurate osservazioni di Brahe, effettuate incredibilmente ad
occhio nudo, dimostrano che l’oggetto era molto più lontano della
Luna e che la sua orbita non poteva essere circolare.
Con gli studi dimostrò, in contrapposizione alla teoria
aristotelica, che le comete non sono fenomeni meteorologici.
Se l’astronomo danese fu il primo a studiare il corpo celeste,
la prima testimonianza scritta dell’avvistamento è da attribuire a
Girolamo Magni e non, come riportano alcune fonti consultate in rete,
a Piro Ligorio, che la descrisse solo il 7 novembre da Ferrara.
Un piccolo primato da rivendicare per la Montagna Pistoiese con il
“prete di montagna” degno precursore del Gruppo Astrofili,
gestori dell’Osservatorio Astronomico di Pian dei Termini nel
Comune di San Marcello Piteglio.
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1Egisto Berti,
Popiglio, appunti di storia arte costume, Tipografia Pistoiese, 1980
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