domenica 11 novembre 2018

montagna da scoprire
DOVE SI AFFACCIÒ ANNIBALE

Il generale cartaginese attraversò con il suo esercito l'Appennino Pistoiese nel 300 a. C. Giuseppe Lipparini, poeta e scrittore del ‘900, immortala il momento storico nel suo libro “Il lume a petrolio”

Annibale e gli elefanti
ABETONE-CUTIGLIANO. Il “Passo d’Annibale” indica il valico che mette in comunicazione la valle delle Tagliole in provincia di Modena con la val di Luce in Provincia di Pistoia.

Il toponimo ricorda il presunto passaggio del generale cartaginese Annibale nel 300 a. C. durante la seconda Guerra Punica.

Ma il luogo effettivo in cui Annibale attraversò gli appennini è incerto tanto che Farinata degli Uberti, storico di Cutigliano vissuto nel 1700, ritiene sia il Passo dei Tre Termini nelle vicinanze del Lago Scaffaiolo.

Ecco come questo momento storico se lo immagina Giuseppe Lipparini, poeta e scrittore del ‘900, che abitualmente soggiornava a Cutigliano, nel libro Il lume a petrolio ed altri diporti, del 1942.

Siamo venuti quassù per incontrarvi un personaggio che fece ragionar di sé a lungo le storie, e ancora farà. Perché di qui, scendendo inatteso verso le colline e i piani dell’Etruria, un giorno Annibale passò.

Val di Luce e passo d'Annibale
Di dove Annibale, passasse le Alpi, battuti i romani al Ticino e alla Trebbia, valicasse l’Appennino per battere ancora i nemici al Trasimeno, è grande incertezza e discordia fra gli eruditi.

D’altra parte, finché non sia dimostrato con certezza che il gran valico fu effettuato altrove, noi continueremo a credere che di qui si affacciasse sulle valli etrusche “l’african guerriero”.

Tra l’inverno e la primavera del 217 prima di Cristo, il gran nemico di Roma era giovane e vittorioso: aveva ventinove anni.

Lasciava dietro di sé i resti degli eserciti romani chiusi nelle città di Modena, Cremona, Piacenza, e puntava verso il cuore d’Italia.
Certo erano cominciati i disgeli; quando la neve è alta, per queste montagne non si passa. 

Quattro giorni e tre notti durò il passaggio attraverso il massiccio dell’Appennino.
Annibale attraversa gli Appennini
Che fragore di armi per le valli che un tempo erano ancora più deserte; che felicità, dopo l’aspra fatica, affacciarsi da questo meraviglioso balcone sull’opposto versante.

Era giovane, fortunato e crudele; l’Italia gli doveva apparire ormai come una preda facile e opina: Roma…

Eccolo, dopo una breve sosta, cominciar la discesa, tutto avvolto nel mantello sopra l’armatura leggera; e, dietro a lui, i fanti, i cavalli e gli elefanti, quello almeno o quelli che gli eran rimasti.

Moriron quasi tutti di freddo, dice Eutropio. Il clima non era fatto per loro.

E Roma non era per Annibale.

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