Il viadotto di Piteccio |
Un viaggio d’altri tempi con la Guida della Montagna Pistoiese edita dalla Tipografia Cino Vancuggi di Pistoia nel 1868.
Un’ora e mezzo per salire la Porrettana e altrettanto per arrivare a San Marcello, immersi nella natura e nella storia su magnifici viadotti in pietra.
Due son le vie che da Pistoia conducono alla Montagna che risiede nel suo circondario.
L’una l’antica rotabile nazionale per Modena; l’altra la Via ferrata; e per questa, la più spedita, guideremo ora il viaggiatore.
La stazione di Pistoia |
Dalla Stazione di Pistoia quattro volte il giorno son partenze in via ferrata per Bologna, e in conseguenza per la 2a stazione intermedia, che è quella di Pracchia; e da questa a S. Marcello.
Il tragitto, da Pistoia a Pracchia di 26 km, viene coperto in circa 1 ½ passando da 23 gallerie e 5 magnifici viadotti.
Nelle vicinanze di Pistoia la via ferrata traversa il bel parco della Villa di Scornio già del Puccini.
La via lascia l’ampia valle d’Ombrone con le sue belle colline, sopra una delle sono i ruderi del Castel di Vergiole, sede, nel 1300, del Capitano Ghibellino Filippo Vergiolesi di Pistoia, padre della celebre Selvaggia, per la quale Mr. Cino de’ Sinibuldi, illustre Legista e poeta, compose il suo Canzoniere.
Il viaggiatore penetra ora nella più stretta valle di Brana, e lascia a sinistra il colle di Vaioni con la sua forra sanguinaria.
Per questo nome, e per armi antiche trovatevi, fu opinato da alcuni Cronisti che qui accadesse la famosa battaglia di Catilina, dov’ei cadde co’ suoi.
Niccolò Puccini fondato su di ciò, vi fece erigere una torre, e porvi un’inscrizione a memoria del fatto.
Altri però vorrebbero che la battaglia fosse avvenuta in Campo Tizzoro, sul torrente Maresca.
Segue la via per i fianchi della Val di Brana, e per larghi giri rientrando nella Valle d’Ombrone sale alla stazione di Piteccio.
Stazione ferroviaria di Piteccio |
Son notevoli qui tre lunghi viadotti di pietra a tre arcate sovrapposte e alti ciascuno circa metri 50.
A mirare dall’alto di essi la borgata di Piteccio che è in basso lungo il torrente, si prende idea della imponenza e difficoltà dell’arte occorsa per fabbricarveli.
Sul poggetto (a sinistra di chi sale) in forma di cono, sono i ruderi dell’antico Castello di Piteccio, ultimo rifugio, con quel di Sambuca, dei Ghibellini-Bianchi vinti a Pistoia dai Guelfi-Neri Fiorentini e Lucchesi, dopo l’assedio di undici mesi, nel 1306.
Usciti dalla stazione di Piteccio, si entra in una galleria costruita in forma di esse, lunga 1753 metri.
Passato poi il viadotto delle svolte, da dove è un colpo d’occhio stupendo, perché vi si scorge la ben colta pianura con le sue tre città di Pistoia, Prato e Firenze.
Pracchia, carrozze in attesa del treno |
Dopo lunga galleria di 2725 metri si giunge sul piccolo Reno alla Stazione di Pracchia, sopra il livello del mare metri 615 metri.
Questa via dalla stazione di Piteccio a quella di Pracchia raccoglie in se le più grandi difficoltà tecniche, avendo dovuto svolgersi con una pendenza costante e non maggiore di 25 per 1000, sopra il fianco di un monte molto scosceso.
A Pracchia, per chi va a S. Marcello, nella buona stagione sono spesso vetture a uno o due cavalli: sicuramente la mattina alla prima corsa; che in 1 ½ vi ci conducono.
La strada volge tutta a ponente.
Passato il paesetto di Pontepetri, dove ritrovasi la via nazionale, poi quello a destra del Bardalone, e fatta la breve salita dell’Oppio, si lascia a destra Cavinana; si discende, e il primo paese nel seno della valle è San Marcello.
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